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Più collaborazione tra Istituzioni e privati per sviluppare il turismo medicale in Italia

Un confronto aperto e a tutto campo quello che si è svolto nell’ambito del convegno intitolato Turismo Medicale: una risorsa strategica per il sistema turistico e sanitario italiano, organizzato da Intercare, la fiera dedicata al Turismo Medicale e all’Internazionalizzazione dei sistemi sanitari, all’interno di BIT. Un incontro nato per confrontare le esigenze dei pazienti esteri, l’esperienza di destinazioni e sistemi sanitari stranieri con l’offerta del sistema Italia, rappresentato dalle principali associazioni di settore e dal Sottosegretario MIBACT, On. Dorina Bianchi.

Quello che emerge è uno scenario variegato e in forte evoluzione. Se, come ha evidenziato una ricerca OCPS – SDA Bocconi, Intercare ha contribuito a mettere sul radar degli operatori internazionali l’Italia come una destinazione con un sistema sanitario di eccellenza, molto resta ancora da fare. “Siamo ancora sconosciuti”, ha sottolineato Pierpaolo Lodigiani, Console Onorario dell’Italia per la Russia del Sud e il Caucaso. “Lo scorso anno, nell’Ambasciata Italiana, è stato organizzato il primo evento per la promozione del Sistema Sanitario Italiano e siamo quindi solo all’inizio ma il potenziale è molto elevato. Solo per i trattamenti ad alta complessità, stimiamo che ci siano 200.000 pazienti russi che ogni anno si recano all’estero e noi ne riceviamo solo poche centinaia. Eppure l’Italia è il Paese dove i russi vengono più volentieri. Lo testimoniano i 700.000 visti rilasciato nel 2017 che ci pongono al secondo posto. Abbiamo l’obiettivo di crescere del 100% all’anno per arrivare a 10.000 pazienti dal Sud della Russia in 10 anni”.

“Partiamo da una posizione ottima grazie a un sistema sanitario riconosciuto tra i migliori al mondo”, ha sottolineato Dorina Bianchi, sottosegretario MIBACT. “Siamo al secondo posto nella classifica dell’OMS, Bloomberg ha eletto l’Italia come il Paese più in salute al mondo grazie alla qualità complessiva dello stile di vita e dell’assistenza sanitaria e molti ospedali italiani si fregiano del Sigillo d’Oro, una certificazione internazionale che testimonia l’aderenza a più di 300 indicatori di qualità”. Certo, con 5.000 pazienti l’Italia è ancora molto lontana dagli 1,2 milioni di pazienti ricevuti dalla Thailandia o dal milione del Messico, le prime due destinazioni in classifica ma questo non significa che non ci stiamo muovendo nella direzione giusta. “Abbiamo creato un tavolo di lavoro con il Ministero del Turismo e quelli degli Esteri e della Salute per individuare le realtà private di eccellenza e valorizzare questo segmento. Aprirsi a mercati esteri che apportino risorse al nostro sistema sanitario è un campo che va valorizzato”. ha concluso Dorina Bianchi.

Un esempio è quello della Spagna che ha, da tempo, creato SpainCares, un cluster che raggruppa le associazioni degli ospedali, delle terme e degli albergatori insieme a enti pubblici di promozione regionale. “Lo scorso anno abbiamo ricevuto oltre 140.000 pazienti da Germania, Francia, Russia, Regno Unito ed Emirati Arabi,  con una spesa di 500 milioni di euro, alla ricerca di cure legate soprattutto all’ortopedia, alla riproduzione assistita o all’oftalmologia”, ha evidenziato Leòn Herrera Santa Marìa, Console Economico e Commerciale dell’Ambasciata di Spagna. “La collaborazione tra settore privato e pubblico è stata fondamentale per sviluppare questo mercato, in particolare nelle attività di marketing che includono la partecipazione a eventi di settore, comunicazione on e offline, l’invito di giornalisti e di operatori a visitare gli ospedali spagnoli oltre a una sezione dedicata nella nostra fiera di turismo FITUR”.

La necessità di una sinergia tra istituzioni e operatori è rimarcata anche da Alessandro Santambrogio, Direttore Marketing di Intercare e di Destination Health, società di advisory sull’internazionalizzazione della salute: “se guardiamo ai cinque fattori principali che influenzano la scelta di dove andare a farsi curare – costo, tempi di accesso, disponibilità della cura, qualità delle strutture sanitarie e dei medici e qualità del luogo – almeno quattro sono legati alla destinazione. Costo del lavoro, fiscalità, sicurezza, normative sull’accesso a cure – come la riproduzione assistita o le cellule staminali – rilascio di visti e molte altre dipendono infatti da precise scelte legislative. Ecco perché non si può prescindere dal coinvolgimento delle istituzioni se si vuole disegnare una strategia competitiva efficace”.

Proprio la possibilità per i pazienti esteri di recuperare l’Iva è una delle principali richieste avanzate dagli operatori per non essere penalizzati sullo scenario internazionale. “Un trattamento medico è una prestazione erogata in Italia di cui il paziente gode una volta tornato a casa”, afferma Gabriele Pelissero, Presidente di AIOP. “In altri Paesi, come la Germania, questo principio è riconosciuto ma non Italia. Oggi uno straniero può recuperare l’imposta su una borsa o un paio di scarpe ma non su una protesi d’anca”.

Un aiuto allo sviluppo del Turismo Medicale potrebbe arrivare dalle Istituzioni Europee se solo trovasse una completa applicazione la direttiva 2011/24 sulle cure transfronatliere. “Questa direttiva nasce per assicurare ai cittadini europei il diritto di scegliere dove farsi curare, nell’ambito UE, ricevendo il rimborso per la prestazione sanitaria”, spiega Ilaria Giannico, Segretario Generale UEHP, l’Unione Europea degli Ospedali Privati. “Promulgata nel 2011 avrebbe dovuto essere recepita nel 2013 ma nel 2018 c’è ancora molto da fare. Manca chiarezza su cosa viene rimborsato – in alcuni paesi solo le cure e in altri anche il viaggio – le tempistiche sono lunghe e ci sono barriere linguistiche nella gestione di pazienti stranieri. Inoltre solo il 10% dei cittadini europei è informato di questa potenzialità a fronte del 49% che dichiara di essere disposto a curarsi all’estero”.

Su cosa può quindi contare l’Italia per diventare una destinazione top? “Attuare uno sviluppo internazionale di un prodotto sofisticato come la sanità richiede forti sinergie tra ospedali, ricerca, industria, mondo accademico. Il nostro Paese dispone di tutto questo e ha una forte cultura di prodotto che ha permesso di sviluppare un’offerta di eccellenza”, prosegue Pelissero. “Dobbiamo fare sì che le Istituzioni si integrino in modo rapido con la forza del prodotto operando su pochi ma fondamentali punti come il nodo dei visti sanitari, che riguarda soprattutto alcune aree geografiche, la fiscalità e il coordinamento con il mondo medico e universitario per rafforzare la reputazione”.

Un esempio di questa integrazione è la Lombardia che, oltre a essere un fiore all’occhiello del sistema sanitario italiano, è anche un distretto biomedicale con 56 dipartimenti universitari di medicina, 19 IRCCS che producono il 58% delle pubblicazioni mediche, 32 Centri di ricerca, 700 aziende biomedicali che rappresentano il 47% del fatturato italiano del settore. “La Lombardia ha un sistema molto strutturato, dai poliambulatori fino agli ospedali maggiori”, racconta Cristian Ferraris, Direttore Organizzazione, Sviluppo e Rapporti Associativi, Assolombarda Confindustria Milano Monza e Brianza, “e questo ci ha facilitato quando, nel 2015, abbiamo iniziato a creare una rete di aziende per muoverci sul mercato internazionale. Oggi stiamo lavorando in stretta connessione con AIOP sia sul fronte istituzionale sia su quello della comunicazione. Pochi giorni fa abbiamo lanciato il portale healthlombardy che presenta l’offerta terapeutica di alcuni centri di eccellenza lombardi. Un primo passo per creare un’identità di destinazione a livello internazionale”.

Nello scenario del Turismo Medicale, un ruolo importante lo gioca il sistema termale. Non bisogna infatti dimenticare che se il 30% di pazienti ricerca cure per patologie più o meno gravi, il 70% ricerca cure termali o trattamenti legati al benessere. “Si tratta di un settore che in Italia ha generato 11 milioni di presenze”, ricorda Giuseppe Bellandi, Presidente di EHTTA, l’Associazione Europea delle Città Storiche Termali. “Un patrimonio storico che è parte della cultura europea in cui cura e territorio hanno da sempre un legame molto forte. Nell’Ottocento le ville d’eau sono state la culla della ricerca scientifica sulle qualità medico-terapeutiche delle acque termali che sono, a tutti gli effetti, farmaci naturali e in Italia siamo all’avanguardia. Queste acque, oggi, hanno bisogno di regole chiare e certe sulla loro utilizzazione oltre che di protezione.

“Oggi serve un rilancio”, prosegue Bellandi, “e il privato può giocare un ruolo molto forte. Ma serve anche omogeneità di regole. Tornando alla direttiva europea 2011/24, solo 8 paesi su 28 ha le cure termali nei LEA e le ammette per il rimborso”.

Una notizia positiva arriva dal Ministero del Turismo. “Nella legge di stabilità è stata introdotto il tax credit sul sistema termale”, annuncia Dorina Bianchi, “con la deduzione del 60% sugli investimenti nel miglioramento delle strutture, pubbliche o private”.

“Per diventare una destinazione di successo in grado di attrarre pazienti occorre puntare su tre fattori”, racconta Valeria Albertin, Direttore Commerciale Intercare, Destination Health.  “Il primo è il branding, ovvero posizionare l’Italia sui diversi livelli di offerta: dalle cure avanzate a quelle etsetiche fino al wellness e questo obiettivo si può raggiungere solo con una logica di sistema. Il secondo aspetto è l’organizzazione: ricevere pazienti stranieri ha un impatto molto forte sull’organizzazione interna e sull’intera catena del valore. Senza questa consapevolezza e la disponibilità a fare investimenti si rischia il fallimento. Il terzo fattore è la comunicazione e anche qui occorre fare sistema per raggiungere una massa critica in grado di fare la differenza”.

Gli interventi al convegno sono disponibili su https://inter-care.it/en/turismo-medicale-una-risorsa-strategica-per-il-sistema-turistico-e-sanitario-italiano/

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